FMH Ortopedia e Traumatologia
PERSONAL DETAILS
EDUCATION
Grammar School: “Liceo Scientifico Gino Segrè, Turin, Italy
LANGUAGES: Italian, English and basic French.
QUALIFICATIONS
MD: University of Turin, Italy,2001, with honours.
SPECIALIST IN ORTHOPAEDICS and TRAUMATOLOGY: University of Turin, Italy 2006, with honours.
GMC number (U.K.): 6106042, registered on the GMC Specialist Register.
Membership of Learned Societies
PUBBLICATIONS
1) “The uncommon tendon pathology of the foot: a case of a subcutaneous rupture of the anterior tibialis tendon”: Chirurgia del piede; 27, 2003
2) “The Girdlestone resection and the failed total hip replacements”: Quaderni di infezioni osteoarticolari; April 2007, number 9
3) “The proximal tibial fractures amongst the workers: the evolution of the surgical treatment”; Rivista di patologia dell’apparato locomotore, Vol VI-Fasc.1/2, 2007
4) “Clinical results after a proximal osteotomy to all of the metatarsals with early weight bearing”: Chirurgia del Piede, Vol.31 No.3 December 2007
5) “Clinical and radiographic reports on few cases of ball and socket ankle joint”; Chirurgia del Piede, Vol.31 No.3 December 2007
6) “Evaluation of the pre- and post operative mechanical axis in computer-navigated TKA”; Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia: Vol. 34; 25-9, 2008
7) “Intrathoracic Humeral Head Fracture-Dislocation”; The Internet Journal of Thoracic and Cardiovascular Surgery 2008: Vol. 12 Number 1
8) “Analysis of the inter- and intra-observer agreement in radiographic evaluation of wrist fractures using the multimedia messaging service”. The Hand: Vol. 6, Issue 4, 384-89, 2011
9) “The management of soft tissues sarcomas”. Surgeon. Feb;10(1):25-32. Dec 3, 2012
10) “Pseudotumor of the hip due to fungal prosthetic joint infection”. Case Rep. Orthop. 2013
11) “Destructive pseudo-neuroarthropathy associated with calcium pyrophosphate deposition: A case series and review of the literature”. Foot and Ankle International, Nov, 2014
12) “I postumi dolorosa dopo la distorsione di caviglia: approccio diagnostico e terapeutico”. Tribuna Medica Ticinese, Luglio/Agosto 2015
13) “Neuroma di Morton”. Tribuna Medica Ticinese, Marzo 2016
14) “Bone Marrow Edema Syndrome of the Foot and Ankle: Mid- to Long-Term Follow-up in 18 Patients.” Foot and Ankle Specialist, 9(3): 218-26, June 2016
15) “Zancolli technique for delayed repair of tibialis anterior tendon rupture”. Foot and Ankle Specialist, 11(4): 372-77, June 2018
Current Research project
Akin osteotomy for hallux valgus: to fix or not to fix?
POSTS HELD
Chef de Clinique Orthopaedics and TraumatologyORBV, Bellinzona-Switzerland | |
Senior Clinical Fellow in Foot and Ankle Royal Orthopaedic Hospital, Birmingham-U.K | |
Senior Clinical Fellow in Foot and Ankle Royal National Orthopaedic Hospital, Stanmore- U.K | |
Research Fellow in Foot and Ankle Royal National Orthopaedic Hospital, Stanmore-U.K | |
Senior Clinical Fellow in Foot and Ankle Royal National Orthopaedic Hospital, Stanmore-U.K | |
Trust Specialty Doctor in Orthopaedics and Trauma James Paget University Hospital, Great Yarmouth-U.K | |
Chef de Clinique in Orthopaedics and Trauma ORBV, Bellinzona-Switzerland | |
Consultant in Orthopaedics and Trauma Maria Vittoria Hospital, Turin-Italy. | |
Fellow at SHO level, James Paget University Hospitals, Great Yarmouth, UK.Fellowship done during the 4th year of my residency in ortho & trauma in Turin-Italy | |
Resident in Orthopaedics and Trauma at Turin University Hospitals, Italy. |
PRESENTATIONS
LESIONI MENISCALI
Introduzione
Una lesione a carico dei menischi è una patologia molto comune, soprattutto nei maschi e di frequente riscontro negli ambulatori di ortopedia.
I menischi sono, infatti, le strutture del ginocchio più comunemente lesionate.
Possono esserne interessati sia i giovani sportivi su base traumatica (per distorsioni del ginocchio) o pazienti anziani a causa della degenerazione dell’articolazione.
È possibile riscontrare una lesione meniscale in oltre il 50% delle persone oltre i sessantacinque anni, anche se non necessariamente associata a dolore.
Anatomia
Il ginocchio è un’articolazione molto complessa, formata dalla parte inferiore del femore(l’osso della coscia) e da quella superiore della tibia(tibia e peronesono le ossa della gamba, cioè la parte dell’arto inferiore al di sotto del ginocchio).
Nella parte anteriore del ginocchio troviamo poi la rotula, un osso con la forma semisferica su cui s’inseriscono il tendine quadricipitale(parte superiore della rotula) e il tendine rotuleo(parte inferiore della rotula).
All’interno dell’articolazione c’é la cartilaginecioè uno strato liscio e lucido che ricopre la superficie di un’osso che partecipa a formare un’articolazione.
Con la sua superficie molto liscia e levigata, la cartilagine offre un piano di scorrimento ideale tra le ossa che altrimenti avrebbero un attrito troppo elevato per scivolare tra loro.
L’articolazione è racchiusa dalla capsula articolare, formata da tessuto fibroso molle ma resistente e impermeabile.
All’interno della capsula troviamo il liquido sinovialecon funzione di lubrificante e nutriente della cartilagine
Tra il femore e la tibia troviamo due strutture costituite da fibro-cartilagine con una consistenza duro-elastica: il menisco internoe il menisco esterno.
Il menisco interno ha la forma a “C” e si trova tra la metà interna del femore e della tibia, mentre il menisco esterno ha la forma a “U” e si trova tra la metà esterna del femore e della tibia.
I menischi hanno diverse importanti funzioni:
La stabilità del ginocchioè garantita dalla presenza di quattro legamenti che s’inseriscono in posizioni differenti del femore e della tibia.
Nella parte centrale del ginocchio, compresi tra i due menischi, troviamo i legamenti crociati che provvedono alla stabilità del ginocchio lungo il piano sagittale(cioè antero-posteriore).
I legamenti crociati sono due e più precisamente:
Lungo il lato esterno e interno del ginocchio troviamo altri due legamenti, detti collaterali, che stabilizzano il ginocchio lungo il piano coronale(cioè dall’esterno all’interno o viceversa) e partecipano anche al controllo della rotazione:
All’esterno della capsula articolare troviamo i muscoli e i tendini (il tendine è la parte terminale del muscolo).
Nella parte anteriore si trova ilmuscolo quadricipitecon il suo tendine quadricipitaleche si inserisce sulla rotula e si continua con il tendine rotuleo (detto anchelegamento rotuleo) fino alla sua inserzione ossea sulla tuberosità anteriore della tibia. La funzione del muscolo quadricipitale è quella di estendere il ginocchio.
Come si lesiona un menisco?
Come abbiamo avuto modo di descrivere nel paragrafo precedente, nel ginocchio ci sono due menischi. Nella grande maggioranza dei casi tuttavia, solo quello interno si rompe mentre quello esterno è spesso integro.
Una lesione al menisco può interessare le persone giovani ma anche quelle anziane.
Nei pazienti giovani il meccanismo lesivo più frequente è una distorsione al ginocchio, soprattutto durante l’attività fisica come ad esempio il calcio, il basket o lo sci. In tutti questi casi è sempre importante escludere una lesione al legamento crociato anteriore che spesso si associa a una lesione del menisco interno.
Il dolore è spesso lancinante e non è raro visitare un paziente in pronto soccorso con il ginocchio bloccato in flessione.
Nelle persone anziane è possibile che il menisco si lesioni anche per traumi di lieve entità.
Infatti, con il passare degli anni, i menischi perdono la loro iniziale elasticità e resistenza perché vanno incontro a un processo di degenerazione, detto meniscosi.
In questo caso è possibile che uno dei menischi si rompa anche solo salendo le scale, scendendo dalla macchina, inginocchiandosi a terra o rialzandosi dalla posizione genuflessa (cioè in ginocchio).
È bene precisare tuttavia che una lesione al menisco isolata non è necessariamente dolorosa, soprattutto nelle persone anziane dove esiste una forte associazione con l’artrosi del ginocchio.
Sintomi
Il sintomo più frequente è il dolore che talvolta é ben localizzato nella zona dove il menisco si è rotto ma spesso il dolore è vago e sembra interessare tutto il ginocchio.
Il dolore è generalmente maggiore quando si appoggia il piede a terra oppure quando si piega il ginocchio e non è raro avere la sensazione di qualcosa che blocca il movimento.
Il gonfiore è legato alla presenza di liquido nel ginocchio. Nel caso di una rottura concomitante del legamento crociato anteriore, il ginocchio può diventare gonfio nel giro di breve tempo dal momento del trauma a causa di un ematoma (cioè una raccolta di sangue causata dalla rottura di uno o più vasi sanguigni).
Talvolta il gonfiore è molto accentuato e richiede un’aspirazione mediante ago e siringa (questa procedura é comunemente chiamata artrocentesi). In caso di rottura del legamento crociato anteriore, potremo notare del sangue durante l’aspirazione.
Alcuni pazienti lamentano anche episodi di blocco articolare, dovuto all’interposizione di un frammento di menisco tra la tibia e il femore, che ne impedisce la completa estensione.
Allo stesso modo un frammento meniscale interposto tra le superfici articolari di tibia e femore, può causare un senso di cedimento articolare che tuttavia va distinto dall’instabilità legata ad una lesione del legamento crociato anteriore.
Diagnosi
La diagnosi di rottura meniscale è facilmente sospettata sulla base della sola storia clinica e della visita ambulatoriale.
Durante la visita il medico valuta la presenza di:
In caso di trauma il medico può richiedere una semplice radiografia del ginocchio per escludere una frattura o, nel caso di persone anziane, valutare se è presente un quadro artrosico significativo.
La radiografia da sola non è tuttavia in grado di identificare una lesione al menisco.
L’esame più preciso per questo scopo è la risonanza magnetica nucleare, che utilizza dei campi magnetici artificiali. Talvolta anche la risonanza magnetica non riesce a identificare una lesione meniscale e in questi casi l’unica alternativa è quella di eseguire un’artroscopiadiagnostica.
L’artroscopia è un intervento chirurgico in cui si utilizza una telecamera sterile collegata a uno schermo ad alta definizione attraverso il quale il chirurgo osserva in diretta le strutture anatomiche all’interno dell’articolazione. L’intervento è eseguito attraverso due o tre piccoli tagli della pelle (uno per la telecamera e gli altri per far passare gli strumenti chirurgici).
Tipi di lesione meniscale
Una lesione al menisco può apparire in diverse forme che sono riassunte nella seguente classificazione:
TRATTAMENTO
Trattamento non chirurgico
In caso di lesione al menisco accompagnata da un’importante sintomatologia dolorosa e blocchi articolari, è opportuno considerare l’intervento chirurgico.
Tuttavia, almeno nelle fasi iniziali è consigliabile indirizzare la propria attenzione nel ridurre il dolore e il gonfiore, evitando al tempo stesso di perdere il tono muscolare dell’arto inferiore.
Vi proponiamo un semplice programma da eseguire mentre aspettate di essere operati o anche solo visitati in ambulatorio:
Trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico è preso in considerazione in caso di:
L’intervento chirurgico è eseguito mediante la tecnica artroscopica, cioè mediante l’utilizzo di una piccola telecamera (grande come una matita) inserita all’interno del ginocchio che permette di vedere, ingrandite, le strutture articolari.
Prima di iniziare l’operazione si posiziona un manicotto pneumatico (simile all’apparecchio usato per misurare la pressione arteriosa al braccio) nella parte superiore della coscia, per ridurre il sanguinamento e avere una visione più chiara durante l’intervento.
Dopo avere disinfettato accuratamente l’arto inferiore, il chirurgo incide la pelle con un bisturi. Solitamente sono utilizzate due o tre incisioni lunghe non più di mezzo centimetro.
A questo punto l’articolazione è riempita con una soluzione acquosa sterile con lo scopo di migliorare la visione e lavare via i frammenti di cartilagine o menisco presenti all’interno del ginocchio.
Il primo tempo di un’artroscopia è sempre dedicata alla ricerca della causa del dolore e della limitazione funzionale e quindi si ispeziona sistematicamente l’articolazione nel seguente ordine:
In caso di lesione, il menisco può essere:
La regolarizzazione meniscale
La regolarizzazione meniscale è comunemente indicata con il termine di meniscectomia selettivae prevede l’eliminazione del frammento (o dei frammenti in caso di lesione complessa) di menisco lesionato quando questo non può essere suturato.
Come abbiamo avuto modo di descrivere in precedenza, il menisco ha diverse importanti funzioni e per questa ragione è sempre bene cercare di preservarne quanto più possibilel’integrità.
In passato si tendeva a rimuovere completamente il menisco ma in seguito è stato dimostrato come questo causi inevitabilmente un’artrosi precoce al ginocchio.
Durante la meniscectomia selettiva si rimuove solo una sezione del menisco, corrispondente alla parte lesionata, mediante l’utilizzo di speciali strumenti chirurgici studiati per eseguire questo intervento con una tecnica mini-invasiva.
La successiva riabilitazione non prevede restrizioni particolari.
La sutura meniscale
In alcuni casi, generalmente nei soggetti giovani, è possibile suturare il frammento del menisco con lo scopo di permetterne la cicatrizzazione e un pieno recupero funzionale.
Esistono dei criteri per decidere se un menisco può essere suturato:
Per ottenere una soddisfacente sutura meniscale si ricorre solitamente all’uso di ancorette meniscali (che si riassorbono spontaneamente in circa sei mesi) o fili di sutura (non riassorbibili). Entrambi i sistemi sono disponibili in confezioni sterili con lo strumentario necessario per mantenere in posizione e legare il frammento di menisco rotto.
Il numero di ancorette meniscali o punti di sutura dipende dall’estensione della lesione. In genere si varia da un minimo di due a un massimo di sei.
Esisto purtroppo la possibilità che la sutura del menisco sia seguita da insuccesso anche a distanza di poche settimane che può richiedere un successivo intervento chirurgico (per provare a suturarlo di nuovo o eseguire una meniscectomia selettiva).
Per cercare di ridurre la possibilità d’insuccesso, il paziente deve usare due stampelle senza appoggiare il peso a terra per le successive sei settimane, durante cui bisogna evitare anche di piegare il ginocchio oltre i novanta gradi.
La ripresa dell’attività sportiva può richiedere dai quattro ai sei mesi di tempo.
Il trapianto di menisco
Questa procedura chirurgica è stata introdotta di recente e prevede la sostituzione del menisco non più riparabile con uno delle stesse dimensioni, prelevato da cadavere. Naturalmente esistono dei controlli molto severi per escludere che il corpo del donatore sia affetto da malattie trasmissibili.
Essendo ancora in fase di studio, il trapianto di menisco è eseguito in pochissimi centri ospedalieri.
Procedure chirurgiche aggiuntive
Durante la stessa seduta operatoria possono rendersi necessarie delle procedure aggiuntive rispetto alla sola regolarizzazione o sutura meniscale:
I rischi dell’intervento chirurgico
Che anestesia verrà fatta?
Prima dell’intervento chirurgico, sarete convocati in ospedale per una valutazione pre-operatoria da parte dell’anestesista.
Sarà proprio quello il momento migliore per discutere quale anestesia riceverete.
La riabilitazione dopo il trattamento chirurgico
Alla fine dell’intervento é confezionato un bendaggio con lo scopo di mantenere a riposo il ginocchio operato per qualche giorno.
La medicazione é eseguita dopo una o due settimane, ma non è necessario rimuovere i punti di sutura se sono del tipo riassorbibile. Talvolta il chirurgo non sutura neanche la cute perché le incisioni della pelle sono veramente piccole e guariscono ugualmente bene.
È possibile tornare a casa il giorno stesso dell’intervento, con un’adeguata terapia antidolorifica e possibilmente con due stampelle.
Il vostro chirurgo vi dirà se potete appoggiare tutto il vostro peso sull’arto operato o se dovrete osservare un periodo di carico parziale.
In caso di sutura del menisco o di micro perforazioni dell’osso (per una lesione della cartilagine articolare), si raccomanda di non appoggiare il proprio peso a terra per sei settimane.
Eseguite da subito gli esercizi per rinforzare il muscolo quadricipite poiché l’inattività ne causa la perdita del tono molto rapidamente. Ricordate che un muscolo quadricipite debole è causa d’instabilità del ginocchio e ridotta funzionalità dell’arto inferiore!
A seconda del tipo di intervento eseguito, il vostro chirurgo deciderà se dovete iniziare un ciclo di fisioterapia
Dopo l’artroscopia è lecito aspettarsi un ginocchio gonfio e possibilmente anche doloroso. Almeno per i primi giorni prendete regolarmente i farmaci antidolorifici che vi sono stati prescritti per evitare che il dolore diventi troppo forte e quindi poco controllabile con le sole medicine. Utilizzate anche degli impacchi freddi con ghiaccio (per venti minuti, almeno tre volte al giorno) per ridurre il gonfiore ma ricordate di mettere un panno tra la pelle e la borsa del ghiaccio, per evitare un’ustioneda freddo.
In caso di fattori di rischio per la trombosi venosa profonda sarà consigliabile prescrivere una profilassi anti-tromboembolica per ridurre il grado di coagulabilità del sangue ed evitare che si formino dei trombi nelle gambe.
L
Introduzione
La diffusione delle pratiche sportive cui si è assistito nel corso degli ultimi decenni ha interessato non solo la popolazione più giovane ma anche adulti, senza escludere le persone oltre i sessanta anni.
Questo fenomeno ha comportato anche un crescente aumento delle lesioni muscolo-scheletriche tra cui una parte rilevante è rappresentata da quelle a carico del legamento crociato anteriore. Basti pensare che sono negli Stati Uniti, ogni anno, vengono diagnosticate 500000 lesioni del crociato anteriore di cui 80000 andranno incontro a un intervento chirurgico di ricostruzione.
Anatomia
Il ginocchio è un’articolazione molto complessa, formata dalla parte inferiore del femore(l’osso della coscia) e da quella superiore della tibia(tibia e peronesono le ossa della gamba, cioè la parte dell’arto inferiore al di sotto del ginocchio).
Nella parte anteriore del ginocchio troviamo poi la rotula, un osso con la forma semisferica su cui s’inseriscono il tendine quadricipitale(parte superiore della rotula) e il tendine rotuleo(parte inferiore della rotula).
All’interno dell’articolazione c’é la cartilaginecioè uno strato liscio e lucido che ricopre la superficie di un’osso che partecipa a formare un’articolazione.
Con la sua superficie molto liscia e levigata, la cartilagine offre un piano di scorrimento ideale tra le ossa che altrimenti avrebbero un attrito troppo elevato per scivolare tra loro.
L’articolazione è racchiusa dalla capsula articolare, formata da tessuto fibroso molle ma resistente e impermeabile.
All’interno della capsula troviamo il liquido sinovialecon funzione di lubrificante e nutriente della cartilagine
Tra il femore e la tibia troviamo due strutture costituite da fibro-cartilagine con una consistenza duro-elastica: il menisco internoe il menisco esterno.
Il menisco interno ha la forma a “C” e si trova tra la metà interna del femore e della tibia, mentre il menisco esterno ha la forma a “U” e si trova tra la metà esterna del femore e della tibia.
I menischi hanno diverse importanti funzioni:
La stabilità del ginocchioè garantita dalla presenza di quattro legamenti che s’inseriscono in posizioni differenti del femore e della tibia.
Nella parte centrale del ginocchio, compresi tra i due menischi, troviamo i legamenti crociati che provvedono alla stabilità del ginocchio lungo il piano sagittale(cioè antero-posteriore).
I legamenti crociati sono due e più precisamente:
Lungo il lato esterno e interno del ginocchio troviamo altri due legamenti, detti collaterali, che stabilizzano il ginocchio lungo il piano coronale(cioè dall’esterno all’interno o viceversa) e partecipano anche al controllo della rotazione:
All’esterno della capsula articolare troviamo i muscoli e i tendini (il tendine è la parte terminale del muscolo).
Nella parte anteriore si trova ilmuscolo quadricipitecon il suo tendine quadricipitaleche si inserisce sulla rotula e si continua con il tendine rotuleo (detto anchelegamento rotuleo) fino alla sua inserzione ossea sulla tuberosità anteriore della tibia. La funzione del muscolo quadricipitale è quella di estendere il ginocchio.
Nella parte posteriore troviamo i muscoli flessori del ginocchio:
Nella parte interna del ginocchio troviamo:
Come ci si lesiona il legamento crociato anteriore?
Una rottura a carico del legamento crociato anteriore può potenziamente avvenire durante ogni attività.
La maggioranza delle lesioni del legamento crociato avvengono durante l’attività sportiva.
Fino al 70% delle lesioni non sono causate da alcun contatto fisico con l’avversario ma piuttosto da un’anomala sollecitazione del ginocchio e in particolare:
Le donne hanno una predisposizione a lesionarsi il legamento crociato a causa di:
A seconda della sua estensione, una lesione a carico del legamento crociato anteriore può essere suddivisa in due semplici categorie:
Lesioni associate
In alcuni casi, la rottura traumatica del legamento crociato anteriore non é l’unica lesione che interessa il ginocchio. Infatti possono associarsi anche:
Quail sintomi si avvertono in caso di lesione al legamento crociato?
Come si diagnostica la rottura del legamento crociato?
La diagnosi é in genere facile e già la storia clinica di come é avvenuta la lesione é spesso indicativa.
Ciò non significa ovviamente che il vostro chirurgo non vi debba visitare. La visita clinica é infatti fondamentale per confermare il sospetto clinico.
Durante la visita il medico valuterà:
Il medico richiederà le radiografieper escludere possibili lesioni ossee associate tuttavia l’esame fondamentale per confermare la lesione del legamento crociato é la risonanza magnetica nucleareche, a differenza delle radiografie, non é eseguita in pronto soccorso.
La risonanza magnetica deve essere prenotata ed é eseguita ambulatorialmente. Dopo che l’esame é stato refertato dal radiologo, incontrerete nuovamente il vostro specialista ortopedico per discuterne i risultati e decidere il miglior trattamento per il vostro caso. Questo esame ha un’accuratezza di circa il 90% nell’identificare una lesione del legamento crociato anteriore ma deve essere sempre correlato con i risultati dell’esame obiettivo.
La TAC non é l’esame di prima scelta per diagnosticare una lesione del legamento crociato ma può essere utile qualora si sospetti una frattura non chiaramente visibile sulle radiografie.
Come si cura?
Una rottura a carico del legamento crociato può essere trattata sia conservativamente(cioé senza un’operazione) o chirurgicamente.
La scelta tra queste due opzioni varia da paziente a paziente a seconda di:
Nel caso in cui si decida di trattare la lesione del legamento crociato conservativamente é fortemente consigliabile rinforzare la muscolatura del quadricipite(possibilmente con l’aiuto del fisioterapista). Indossare il tutore per ginocchio non sembra offrire alcun reale vantaggio se non quello psicologico.
I pazienti non più giovani e attivi e senza altre lesioni associate (a carico dei menischi o della cartilagine) trovano il trattamento conservativo efficace nel 80% dei casi.
L’opzione chirurgicaé considerate nel caso in cui il paziente lamenti una persistente instabilità
Il legamento crociato anteriore é ricostruito per via artroscopica per offrire un recupero funzionale più rapido. Il tessuto usato per sostituire il legamento crociato può essere:
Al termine dell’anestesia, la pelle viene accuratamente disinfettata dopo avere gonfiato un bracciale pneumatico posizionato alla coscia per ridurre il sanguinamento e avere una visione più chiara durante l’intervento.
FASE 1: artroscopia esplorativa
Il chirurgo utilizza un artroscopio, cioè una piccola telecamera inserita all’interno del ginocchio attraverso delle piccole incisioni della pelle.
L’articolazione è riempita con una soluzione acquosa sterile con lo scopo di migliorare la visione e lavare via gli eventuali frammenti di cartilagine o menisco presenti all’interno del ginocchio.
Il primo tempo di un’artroscopia è dedicata alla sistematica ispezione dell’articolazione nel seguente ordine:
FASE 2: prelievo del tessuto che formerà il nuovo legamento crociato anteriore
Dopo avere chiaramente identificato la rottura a carico del legamento crociato si procede al prelievo del tendine rotuleo o dei tendini semitendinoso-gracile. Di seguito vi mostriamo la differente posizione dell’incisione chirurgica.
Il tendine rotuleo: é prelevato insieme alla porzione di osso su cui si inserisce. I restanti 2/3 del tendine rotuleo vengono cuciti insieme, e guariranno mediante la formazione di una cicatrice. Anche l’osso guarirà mediante la deposizione di nuovo tessuto che, con il passare delle settimane, si calcificherà.
I tendini gracile e semitendinoso: vengono prelevati per una lunghezza pari a 20-22 centimetri. L’incisione chirurgica come mostra la figura precedente é però lunga solo 4 centimetri. Il prelievo é reso possible grazie a uno strumento chiamato “tendon stripper” che viene fatto scivolare tra la pelle della coscia e il tendine da prelevare.
FASE 3: preparazione del neo-legamento e dei tunnel ossei
Mentre l’assistente prepara il tessuto prelevato per formare il neo-legamento, il chirurgo prepara i tunnel ossei nella tibia e nel femore attraverso cui verrà fatto passare il neo-legamento. Per preparare i tunnel ossei sono usati dei particolari trapani sterili.
Al termine di questa fase il chirurgo riparerà, se possibile, le lesioni meniscali o cartilaginee associate.
FASE 4: passaggio del neo-legamento nei tunnel sotto controllo artroscopico
FASE 5: fissazione del neolegamento
Dopo avere controllato che il neo-legamento é correttamente posizionato tra il femore e la tibia, si procede alla sua fissazione definitiva mediante viti riassorbibili, metalliche o altri sistemi (a seconda delle preferenze del chirurgo). Qualunque sia il mezzo di fissazione, non é necessario rimuoverlo in futuro.
FASE 6: controllo finale
Dopo la fissazione il chirurgo controlla ancora una volta che il neo-legamento sia ben posizionato e valuta la stabilità del ginocchio.
La pelle é quindi suturata e protetta con medicazioni sterili a loro volta coperte da un spesso bendaggio.
I rischi dell’intervento chirurgico
Che anestesia verrà fatta?
Prima dell’intervento chirurgico, sarete convocati in ospedale per una valutazione pre-operatoria da parte dell’anestesista.
Sarà proprio quello il momento migliore per discutere quale anestesia riceverete.
La fisioterapia é veramente necessaria?
Lo scopo dell’intervento chirurgico é di rendere nuovamente stabile il ginocchio evitando allo stesso tempo di renderlo rigido.
La fisioterapia gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questi obiettivi e per tale ragione é iniziata subito dopo l’intervento chirurgico.
Al paziente viene chiesto di seguire scrupolosamente le indicazioni date dal chirurgo e dal fisioterapista per tutto il tempo necessario alla piena ripresa funzionale.
Lo schema riabilitativo può variare molto da paziente a paziente, in considerazione di diversi fattori tra cui:
Vi proponiamo uno schema riabilitativo generico che non rappresenta necessariamente quello a cui sarete sottoposti. Pensiamo tuttavia che possa essere utile per farsi un’idea più precisa del decorso post-operatorio e dei relativi tempi di ripresa funzionale.
Prima fase post-operatoria(dura circa due settimane)
Seconda fase (inizia al termine della prima fase e dura per altre due settimane)
Terza fase
Quarta fase(in genere inizia a tre-quattro mesi dopo l’operazione)
Quinta fase (tra quattro e sei mesi dopo l’operazione)
INTEGRATORI ALIMENTARI PER L’ARTROSI
Introduzione
La glucosamina ed il condroitin solfato sono composti naturali che si trovano nella cartilagine sana delle nostre articolazione.
Secondo la letteratura medica, anche se con risultati contrastanti, l’assunzione di questi composti per via orale determinerebbe un beneficio nei casi di sofferenza della cartilagine articolare, in particolare a livello del ginocchio in quadri di artrosi medio-lievi.
Questi composti si trovano in commercio sotto forma di integratori alimentari in compresse, con lo scopo di ridurre la sofferenza della cartilagine nutrendola e proteggendola
In linea teorica, assumendo questi composti, si dovrebbe ridurre il dolore e conseguentemente anche l’utilizzo dei comuni antidolorifici.
Anatomia
La cartilagine è uno strato liscio e lucido di cellule disposte in strati che ricopre le superfici delle ossa che vengono a trovarsi vicine le une alle altre per formare una articolazione (ad esempio la parte inferiore del femore sulla parte superiore della tibia forma il ginocchio od ancora la parte superiore del femore sul bacino forma l’articolazione dell’anca…).
La cartilagine assorbe parzialmente gli urti durante i movimenti ma permette un ottimale scorrimento tra e superfici articolari che altrimenti svilupperebbero un attrito troppo elevato causando dei danni all’articolazione
La cartilagine è resa ancora più scorrevole dalla presenza in articolazione del liquido sinoviale che funziona come un lubrificante e che è prodotto da un tessuto che si chiama membrana sinoviale.
Lo stesso liquido sinoviale fornisce il nutrimento alla cartilagine che è sprovvista di vasi sanguigni.
Un importante costituente della cartilagine articolare e del liquido sinoviale è l’ acido ialuronico. L’acido ialuronico è una sostanza viscosa che trattiene l’acqua migliorando la lubrificazione e riducendo l’attrito all’interno dell’articolazione .
Quando la cartilagine è rovinata a causa dell’età o da precedenti traumi si può parlare di artrosi.
Perché’ assumere queste pastiglie?
La glucosamina ed il condroitin solfato sono sostanze che si trovano naturalmente nel corpo ed in particolar modo nella cartilagine. La glucosamina è una sorta di zucchero che dovrebbe svolgere un ruolo nella formazione e riparazione della cartilagine. Il condroitin solfato è invece una molecola di tipo proteico che dona elasticità alla cartilagine. Gli esperimenti di laboratorio sembrano suggerire che la glucosamia e il condroitin-solfato i si concentrino a livello del liquido sinoviale e che stimolino la produzione di acido ialuronico che come abbiamo scritto è molto importante per una cartilagine vitale e funzionale. Secondo alcuni scienziati questi composti aiuterebbero a ridurre il dolore pazienti con osteoartrosi.
L’effetto ottenuto sembrerebbe essere simile ai comuni antidolorifici-antiinfiammatori ma con minori effetti collaterali ( effetti indesiderati come gastrite o ulcera gastrica o problematiche renali).
La maggior parte dei pazienti riferisce beneficio non prima delle 4 settimane dall’inizio della loro assunzione, con il massimo effetto che si manifesta tra le 8 e le 12 settimane. I benefici sembrano durare per un certo periodo anche dopo l’interruzione della terapia.
In caso di intenso dolore, viene suggerito di iniziare la terapia con glucosamina solfato e/o condroitin solfato associando inizialmente dei comuni antidolorifici solo per le prime settimane
Sono veramente efficaci?
Al momento non vi sono prove universalmente accettate della loro efficacia pur esistendo degli studi che evidenziano il beneficio dopo la loro assunzione nei casi di artrosi non grave. E’ importante parlare con il proprio ortopedico per valutare se esistono i presupposti clinici per iniziare questa terapia.
E’ importante tenere presente con non esiste solo un tipo di artrosi e che queste non sono delle pastiglie miracolose che risolvono tutti i problemi.
Il trattamento di una condropatia (sofferenza della cartilagine) o dell’artrosi deve basarsi su una strategia che si fonde su diversi punti come ad esempio:
perdere il peso in eccesso
esercizio fisico (nuoto o acquagym)
impacchi con ghiaccio o caldo secco a seconda dell’indicazione del Medico
Come si assumono questi farmaci?
Questi farmaci sono venduti come integratori alimentari.
Gli studi scientifici suggerirebbero come valori per il trattamento dell’artrosi di lieve entità, dosaggi massimi giornalieri di 1500 mg/die per la glucosamina e di 1200 mg per il condroitin solfato (per pazienti di circa 80 Kg). La maggior parte delle compresse/bustine sono di solito da 500 mg di glucosamina e 400 mg di condroitinsolafto. Noi suggeriamo di iniziare il trattameto con 1 compressa da assumere due volte al giorno per 3 settimane e poi proseguire con 1 compressa al giorno. Nel caso non avvertiate un miglioramento dopo i primi tre mesi, consigliamo di interrompere la terapia che evidentemente è da considerarsi inefficace nel vostro caso.
Complicanze
Nonostante gli effetti collaterali descritti e riportati siano in percentuale inferiore rispetto ai comuni farmaci antiinfiammatori, alcuni pazienti hanno lamentato disturbi gastrointestinali quali nausea, diarrea e vomito, cefalea, reazioni cutanee.
Siccome la glucosamina solfato può avere effetto anche sui livelli di insulina, i pazienti diabetici sono invitati a monitorare con particolare attenzione la loro glicemia e riportare al loro Curante eventuali modifiche dei loro valori abituali di glucosio nel sangue.